Ci andiamo perché lo decido io! La scelta di coppia è un movimento indipendente dai partner che la costituiscono?
A mio parere il titolo potrebbe già essere esplicativo e forse le parole che seguiranno addirittura potrebbero confondere il lettore rispetto ai movimenti che le coppie richiedenti una psicoterapia mi hanno mostrato.
Una breve premessa. Abitiamo un’epoca, la seconda modernità, in cui assistiamo a importanti mutamenti nei fondamenti culturali della società occidentale. In primo luogo il cambiamento di segno del futuro, cui abbiamo sempre guardato con speranza, che si è tramutato da promessa a minaccia. In secondo luogo l’eclisse delle interpretazioni del mondo che hanno accompagnato l’intero percorso della modernità, verso le quali oggi mostriamo una crescente incredulità. Questi tragitti aprono alle domande di senso in un periodo storico caratterizzato da incertezza, precarietà e instabilità. Nella nostra epoca, anche la relazione di coppia risente di questa incertezza e instabilità e Il legame, una volta saldo, è soggetto a particolare vulnerabilità. Questa, del resto, sembra essere la sorte delle relazioni nell’epoca che Bauman definisce liquido-moderna.
Di solito il motivo che porta la coppia a richiedere l’aiuto di uno psicologo è la percezione, da parte di uno o entrambi i partner, di uno stato di crisi. La crisi è un processo intenso e doloroso per la coppia, che sembra erodere le fondamenta sulla quali si è costituita, ma offre la possibilità di sperimentare nuovi apprendimenti e nuovi adattamenti. Tutti i sistemi viventi, e la coppia è uno di questi, attraversano transizioni evolutive, e la crisi rappresenta il passaggio dall’una all’altra. La crisi, oltre a dolore, sofferenza, e scacco può divenire reciproco ascolto, ricerca e viaggio.
Adottando la prospettiva di Caillé, credo che la crisi si origini a partire da una incongruenza tra il livello fenomenologico, vale a dire le azioni e i comportamenti dei singoli partner in relazione, e il livello mitico, che rimanda a ciò che per i membri della coppia significa essere coppia. E allora dire “hai fatto questo” o “non hai fatto questo” deriva la sua importanza dalle promesse che ci eravamo fatti, perché solo nel dominio delle reciproche promesse ciò che ho fatto o non ho fatto assume significato. Spesso le coppie risolvono l’incongruenza da sole, rilanciando il legame o separandosi, altre volte chiedono aiuto.
Negli studi degli psicologi si sente parlare spesso di consulenza, consultazione e terapia. Capire le differenze tra questi interventi mi sembra particolarmente importante, in quanto ogni intervento si inscrive in un determinato contesto.
Per me la consultazione rappresenta un contesto di grande apertura che la coppia è chiamata a riempire di senso. La domanda che mi guida attiene al significato: cosa significa trovarsi davanti ad uno psicologo per ciascuno di essi singolarmente e per ciascuno di essi come coppia. Si naviga insieme alla ricerca di un significato condiviso, che funga da base dalla quale poi ripartire.
La consulenza mi appare come un intervento focalizzato su un problema che entrambi i membri della coppia condividono.
La terapia di coppia si snoda in un contesto particolare: la coppia si sta impegnando come coppia a superare la crisi. La terapia definisce una coppia come coppia che, a sua volta, definisce l’incontro come terapia di coppia. Sappiamo dove siamo e che cosa facciamo insieme.
Naturalmente la consultazione può assume valenze terapeutiche, come il percorso terapeutico è soggetto a riconfigurazioni di senso.
Mi sembra di poter configurare la domanda di coppia in questo modo: ci sono coppie che hanno deciso di rilanciare il proprio legame e lo chiedono insieme, e coppie che hanno deciso di scioglierlo, e lo chiedono insieme. Altre non sanno bene che cosa fare e mostrano incertezza e indecisione circa la sorte del legame. In alcuni casi un partner ha preso una direzione e l’altro quella contraria. E poi ci sono le “richieste di coppia” formulate da uno solo dei partner. Ma questa situazione apre ad altri scenari.
Secondo Bauman viviamo in un mondo che è diventato un contenitore di opportunità, che vanno raccolte, e consumate nel loro incessante flusso. Qualsiasi tipo di impegno, e la relazione richiede anche impegno, è visto come vincolo all’esercizio di una libertà che in questo periodo storico ci viene proposta come illimitata.
Psicologo, psicoterapeuta, ASL Milano