BULLISMO E CYBERBULLISMO: I RISCHI DI UN FENOMENO IN AUMENTO

Il 7 febbraio si celebra la Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo.

Perché è importante parlare di bullismo?

“Dieci metri di cortile, 156 gradini e un corridoio ci separavano dalla classe. Questo per me era come il percorso del combattente. Schivare i colpi, i calci, gli sputi. Chiudere le orecchie per non sentire gli insulti e le prese in giro. Controllare il mio zaino e i capelli. Trattenere le lacrime. Ancora e ancora. Durante questi minuti infiniti.” Con queste parole Emilie, una ragazza francese morta suicida a 17 anni, raccontava al suo diario l’inferno che viveva in silenzio. Di bullismo bisogna parlare perché di bullismo si muore.

Ma che cos’è il bullismo?

Il termine bullismo sta ad indicare il reiterarsi di comportamenti e atteggiamenti volti a prevaricare l’altro con l’intenzione di nuocere, con l’uso della forza fisica o della prevaricazione psicologica spesso in un contesto di gruppo. Si tratta di un fenomeno sociale antico, da sempre largamente diffuso in ambito scolastico e per lungo tempo sottovalutato. A partire dagli anni ’70, con le prime ricerche dello psicologo Van Olweus, il bullismo è diventato oggetto di studio strutturato.
L’asimmetria di potere, la volontà deliberata di far soffrire l’altro, la sistematicità e il perpetuarsi nel tempo delle condotte aggressive connotano il fenomeno. Gli attori sono almeno 3: il bullo, la vittima e gli spettatori. La vittima è esposta in modo sistematico agli agiti offensivi messi in atto da parte del bullo. Il bullo la offende, la intimidisce, la prevarica e la provoca, aggredendola in modo più o meno diretto, più o meno subdolo. Bullo e vittima sono generalmente coetanei ma tra i due esiste un’asimmetria di potere: a finire nelle mire dei bulli sono i soggetti più fragili per ragioni di minore forza fisica, di fragilità emotiva, di svantaggio socio-culturale o di appartenenza ad una minoranza. Il bullo è generalmente un soggetto in grado di esercitare un certo fascino sul gruppo, assume una posizione da leader negativo e riesce ad isolare la vittima. Questa, non riuscendo a difendersi e non potendo contare sulla solidarietà dei compagni, spesso non denuncia e si chiude in se stessa.
Il bullismo non è una dinamica a due, è piuttosto un fenomeno ispirato a precise dinamiche di gruppo: i compagni che assistono agli atti di bullismo, sostenendo attivamente la dinamica del più forte o mostrando indifferenza nei confronti della vittima, possono essere tanto dannosi quanto le prevaricazioni del bullo e il senso di impotenza della vittima.
Il bullismo si può manifestare come:

  • Aggressione fisica vera e propria (la vittima è colpita fisicamente da spintoni, schiaffi, calci, pugni, strattoni, pizzichi, sputi, etc.);
  • Aggressione verbale diretta (la vittima è oggetto di insulti, prese in giro, intimidazioni, nomignoli fastidiosi, etc.);
  • Violenza psicologica (la vittima è offesa sul piano personale, colpita nei suoi punti più deboli; è terrorizzata da minacce gravi indirizzate a lei a ai suoi cari; è colpita nell’autostima e nel senso di sé, etc.);
  • Violenza relazionale (la vittima è isolata dal gruppo, emarginata, esclusa, diffama, etc.);
  • Aggressione strumentale (il bullo danneggia o sottrae intenzionalmente oggetti alla vittima).

E il cyberbullismo?

Con la diffusione della comunicazione elettronica e online e dei social network anche tra i giovanissimi, il bullismo ha assunto le forme subdole e pericolose del cyberbullismo. In questo caso, le offese e le prese in giro non vengono comunicate di persona, ma attraverso smartphone, email, chat, etc.
Le prepotenze, nel mondo virtuale, presentano delle caratteristiche peculiari che rendono il fenomeno ancora più pericoloso. In primo luogo la rete garantisce anonimato al bullo, ne facilita la disinibizione e gli permette di sottrarsi alle restrizioni previste per la tutela dei diritti delle persone. In secondo luogo, l’assenza di relazioni faccia a faccia annulla l’interazione sociale mediata dal contatto visivo e dal tono della voce, influenzando negativamente la comunicazione: nel web si riduce la percezione di gravità delle proprie azioni, così come l’empatia e la comprensione delle conseguenze di ciò che si fa. In ultimo, l’assenza di limiti di spazio e di tempo propria del mondo virtuale fa sí che il cyberbullismo, potenzialmente, si consumi ovunque e in ogni istante. Foto, video e messaggi usati per ferire la vittima rimangono in rete a disposizione di chiunque ed è molto difficile eliminarli. Lo stesso contenuto offensivo messo in rete da un bullo, può essere diffuso a cascata tra piú utenti anche non direttamente implicati nella relazione bullo-vittima. È sufficiente un solo episodio, messo in rete e così divulgato a migliaia di utenti, per arrecare un potenziale danno alla vittima.
Il bullismo, tanto nelle sue forme tradizionali quanto nelle più recenti manifestazioni cyber, ha conseguenze devastanti sui soggetti coinvolti, tanto nel breve quanto nel lungo periodo. Il rischio maggiore per i bulli è quello di consolidare condotte devianti o criminali; nelle vittime si evidenziano effetti dannosi sul piano fisico e psicologico, con conseguenze negative importanti sulla qualità di vita e sulle prospettive di benessere.

Cosa fare contro il bullismo?

Parlarne. Non minimizzare. Portare alla luce dinamiche denigratorie di prepotenza e prevaricazione. Dare voce e accoglienza alle vittime. Sensibilizzare bambini, ragazzi, genitori e insegnanti all’importanza di utilizzare stili relazionali che rispettino la dignità dell’altro, le sue fragilità e debolezze. Promuovere una cultura della cooperazione, della differenza come ricchezza, dei limiti come punti di forza.

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