CHI ABITA LA FAMIGLIA
“Non c’è niente che ti rende più folle del vivere in famiglia. O più felice. O più esasperato. O più…sicuro.”
Jim Butcher
Non tutti abbiamo una famiglia, ma tutti – salvo rare eccezioni – ne abbiamo avuta una. E questa, sicuramente, ha avuto un’influenza importante su quello che siamo oggi, sulla nostra identità, sulle nostre risorse e sulle nostre fragilità.
All’interno della società contemporanea, segnata da trasformazioni continue e cambiamenti rapidi – molto più rapidi di quanto non sia avvenuto in passato – la famiglia costituisce una realtà particolarmente complessa, con numerose sfaccettature e in rapida evoluzione. Le scoperte scientifiche, le innovazioni tecnologiche e i progressi nel campo del sapere hanno prodotto un’infinità di trasformazioni che hanno cambiato il modo di lavorare e di produrre, di istruirsi e di curarsi, di riprodursi e anche di organizzare la vita familiare. Famiglie nucleari, famiglie allargate, famiglie con o senza figli, famiglie di fatto, famiglie monogenitoriali… le differenze sono almeno tante quante le somiglianze.
La famiglia è uno spazio complesso, oggi più che mai specchio della molteplicità dei modi di essere e di stare al mondo degli individui umani. E’ un organismo vivo, un sistema che si organizza in base alle caratteristiche dei suoi componenti e al loro modo di essere insieme. Essa è, al tempo stesso, un’idea e un riferimento concreto che prende la forma delle relazioni e delle interazioni che la abitano.
Ogni genitore vuole lasciare un’eredità ai figli; spesso l’eredità più durevole che lascia è la cultura che trasmette loro. La famiglia come idea, come modello e come sistema culturale è un insieme di storie e di miti, che si trasmettono lungo le generazioni, modulati in maniera diversa a seconda del contatto con la cultura dominante – e anche dei desideri e delle convenienze di ciascuna generazione. Tutti i componenti della famiglia si influenzano vicendevolmente e il cambiamento di uno di loro determina inevitabilmente un cambiamento nell’intero sistema. Le influenze non sono solo dirette ma profonde e transgenerazionali: nella maggior parte dei casi si possono riconoscere delle linee di continuità tra una generazione e l’altra, anche quando le persone non hanno avuto modo di conoscere i rispettivi nonni, bisnonne, pro-zie e antenati vari.
Proprio come tutti gli esseri viventi anche la famiglia ha un suo ciclo vitale, delle sfide evolutive da affrontare. Se il sistema non riesce a cambiare secondo i ritmi e le esigenze di sviluppo dei suoi membri, si blocca in una certa tappa, arrestando il processo evolutivo. È da simili circostanze che nascono i sintomi a carico di uno o più membri della famiglia.
Il sistema famiglia è composto da diversi sottosistemi, demarcati da confini generazionali e gerarchici. La coppia genitoriale è un sottosistema, così come lo sono fratelli e sorelle, nonni, cugini, zii.
I confini, all’interno di una famiglia, sono quell’insieme di regole dette e non dette attraverso le quali il sistema definisce il ruolo di ognuno dei suoi componenti.
Quando i confini sono diffusi, ogni processo di differenziazione tra i membri è bloccato e ogni separazione è percepita come un tradimento. Le famiglie con confini diffusi sono dette anche famiglie invischiate: in ogni componente si nota una certa tendenza all’intrusività nei confronti dei pensieri, dei sentimenti, delle azioni e delle comunicazioni degli altri membri. Il senso di appartenenza predomina su quello di identità e c’è in certo grado di confusione nei ruoli e nelle funzioni.
Di solito si è portati a credere che una delle massime fonti di problemi per una famiglia sia l’egoismo, ma spesso non è così. Non di rado, infatti, difficoltà apparentemente insormontabili nascono da un eccesso di lealtà familiare. Soprattutto nel momento in cui si costruisce una nuova famiglia, staccandosi da quella d’origine, ci si trova a dover gestire un equilibrio delicato: da un lato il senso di appartenenza al sistema originario, dall’altro il desiderio e la necessità di investire nella nuova realtà che si sta costruendo. Questo tema è centrale nelle famiglie con confini diffusi: i tentativi di cambiare da parte di uno dei componenti sollecitano rapidamente la resistenza da parte degli altri.
L’invischiamento rappresenta una strategia per evitare la paura del cambiamento, negando la differenza e il disaccordo tra i membri. Tipicamente queste famiglie non tollerano i conflitti espliciti al loro interno e tendono piuttosto a presentarsi, in conformità con gli standard di accettabilità sociale, come famiglie estremamente unite e armoniose.
Può accadere, in altri casi, che i confini siano estremamente rigidi. È quello che succede nelle famiglie “disimpegnate”, i membri delle quali sono eccessivamente distanti tra loro dal punto di vista emotivo. Qui si perde completamente il senso di appartenenza e di interdipendenza, non c’è capacità di dare sostegno o fornire aiuto agli altri, non ci si sa prender cura gli uni degli altri. Il cambiamento non è sentito come qualcosa che impatta su tutto il sistema ma è come se i diversi componenti seguissero percorsi paralleli e poco o per nulla si influenzassero gli uni con gli altri.
E allora, citando Tolstoj: “le famiglie felici sono tutte simili, ma quelle infelici hanno ciascuna un proprio modo di esserlo”.
La famiglia perfetta ovviamente non esiste.
La famiglia felice non è quella che non si trova mai ad affrontare una crisi: difficoltà, malattie, ostilità, separazioni, allontanamenti, lutti e, più in generale, eventi sfavorevoli fanno parte della vita.
Ciò che rende una famiglia funzionale è la capacità che ha di stabilire confini chiari e definiti al suo interno, permettendo ad ogni componente di esercitare il proprio ruolo.
Quando i confini sono chiari le persone sono in sintonia e ognuno ha un suo spazio per scoprire e coltivare la propria identità di individuo uguale e diverso dagli altri.
Una famiglia sana è in grado di adattarsi ai cambiamenti che le sfide evolutive e gli eventi di vita le impongono. Essa è contraddistinta dalla capacità di costruire e preservare il giusto equilibrio tra l’intimità e la distanza nelle relazioni intrafamiliari; dalla possibilità di riconoscere una relativa indipendenza dei membri tra di loro e di tollerare la vicinanza; dalla capacità di valutare i conflitti in modo positivo, rendendoli espliciti, dunque comunicabili e superabili.