HIV: come conviverci

Quando si parla di Hiv si pensa spesso non ci riguardi da vicino, che accomuna solo un certo tipo di persone e un certo luogo. Questo retaggio ha radici negli anni in cui l’HIV veniva trasmesso soprattutto attraverso il passaggio di siringhe tra eroinomani. Quindi il pensiero collettivo è che se non appartengo a quel mondo non ho possibilità di contrarre il virus. E così via, tra pregiudizi e stereotipi, manca la capacità di conoscere il fenomeno.

In Italia si registrano 3.500 nuovi casi di HIV ogni anno, una media di dieci diagnosi al giorno. Dall’anno scorso in occasione della giornata mondiale contro l’Aids è stato messo in commercio un auto test per la diagnosi del virus HIV, uno strumento semplice e anonimo che può essere acquistato in farmacia senza ricetta.

Una diagnosi precoce è il primo strumento di cura per combattere il virus e depotenziarlo. Al contrario la diagnosi tardiva dell’infezione annulla, di fatto, i benefici di un precoce avvio della terapia retrovirale, ma soprattutto espone a rischio infezione i partner sessuali.

Pensiero poco comune, sopratutto tra i giovani, è che l’HIV si trasmette anche e frequentemente con i rapporti sessuali non protetti da preservativo, così come attraverso il sesso orale.

Una volta contratto, il virus abiterà il nostro corpo sempre nonostante i suoi effetti saranno relativi alla potenza del virus, alle cure, al tipo di vita di un sieropositivo. Per questo è importante non solo fare prevenzione, ma anche fare i test.

Chiariamo dei concetti fondamentali senza creare paure generalizzate.

I sintomi dell’HIV

Essere sieropositivi all’Hiv non significa essere ammalati di Aids. L’Hiv è il virus che causa l’Aids. Ovvero la caratteristica del virus è quella di attaccare il sistema immunitario provocando un deterioramento progressivo delle difese, debilitando quindi l’organismo.

Per questo motivo la diagnosi precoce di sieropositività all’Hiv è molto importante. Esistono farmaci specifici che sono in grado di inibire l’incidenza del virus e posticipare, anche di molti anni, la manifestazione dell’Aids.

Cosa succede al nostro corpo quando contraiamo l’HIV? Dopo un mese circa oltre l’80% delle persone avvertono alcuni sintomi che possono includere:

  • febbre
  • eruzione cutanea
  • gola infiammata e/o candidosi orale
  • ghiandole gonfie
  • mal di testa
  • dolori articolari
  • dolori muscolari.

Sintomi tipici di una semplice influenza. Si, un’influenza che non passa facilmente. Ma esistono casi in cui l’infezione primaria non ha nessuna manifestazione sintomatica. Durante la fase dell’infezione, il sistema immunitario presente nell’intestino subisce il danno maggiore. Questo danno sarà responsabile del fenomeno definito responsabile dello stato infiammatorio cronico che caratterizza la malattia da HIV. Le persone con infezione primaria sono quelle che maggiormente trasmettono l’infezione da HIV, sia perché spesso ignare della propria infezione, sia perché in questa fase della malattia la carica virale, ossia il numero di particelle virali circolanti nel sangue, è spesso molto elevata. Nonostante l’infezione il nostro corpo cercherà di reagire prima possibile per combattere l’ospite indesiderato questo è il motivo per cui potrebbe capitare di avere un risultato al test negativo, quindi è opportuno ripeterlo mesi dopo. Questo modo di affrontare la situazione riguarda coloro che sanno di aver “infranto” le regole della prevenzione.

Nella fase in cui il virus è molto potente ( c’è sempre il rischio che sia così sin dalla contrazione) si notano alcuni episodi come

  • perdita di peso
  • diarrea cronica
  • sudorazioni notturne
  • tosse persistente
  • problemi alla bocca e alla pelle
  • infezioni ricorrenti
  • malattie gravi

Ad oggi i progressi della scienza ci portano a pensare in positivo perché con le adeguate e tempestive cure si può avere un sistema immunitario molto resistente. Una donna sieropositiva gravida dovrà sottoporre sia lei che il feto alle cure antivirali così mettendo in massima sicurezza il figlio che nascerà in qualche modo sieropositivo. Sappiamo bene che le malattie mettono a dura prova lo stress dell’individuo e le capacità di adattamento alla convivenza con le stesse.

Sicuramente quando si riceve una diagnosi lo stato psicologico può essere quello dell’angoscia, della paura della possibile perdita della capacità cognitive, fisiche e lavorative, della morte, o ancora più intensamente ci può essere una dissociazione e uno scollegamento dalla realtà non sarà facile affrontare restrizioni nello stile di vita, doversi sottoporre sempre alle terapie, avere l’incertezza sul futuro, sul farsi una famiglia, affrontare l’ostilità e/o il pregiudizio degli altri. Alcuni provano un forte senso di colpa pensando che aver contratto il virus sia una sorta di punizione per il comportamento a rischio avuto e essersi lasciati andare al piacere del momento o aver avuto rapporti dopo l’assunzione di droghe o alcol. O ancora percepiscono una diminuzione della sensazione di sicurezza per sé e per coloro con i quali deve relazionarsi.

Ci sono altresì alcune persone sieropositive, spesso coscienti di esserlo che non proteggono gli altri dalla contrazione del virus. Anzi li espongono senza comunicare la problematica. Siamo di fronte a persone molto problematiche, fortemente narcisiste, con alto senso dell’onnipotenza, che non provano empatia, sono dissociate dalla realtà che stanno vivendo e che possono far vivere agli altri. Queste persone non sono soltanto “psichiatriche”, quindi facilmente riconoscibili, ma persone con un buon funzionamento sociale e relazionale. Anzi, spesso sono vestiti dai panni dei seduttori, dei manipolatori affettivi, di corteggiatori incalliti. E a maggior ragione ritorna il pensiero della prevenzione e della protezione.

Altro fattore importante sono i familiari dei sieropositivi. Possiamo dire tranquillamente che si può vivere accanto ad un sieropositivo, non è contagioso abbracciarlo, condividere i pasti, o lo stesso divano. Sicuramente i rapporti intimi devono essere sempre pensati e tutelati. Ciò non esclude che un familiare sia esso la moglie, il marito, il figlio, il genitore, non percepiscono e vivono appieno la frustrazione di convivere con la malattia e quello che ne comporta al livello di cure e di rischio. Sono in prima persona chiamati a farne i conti, a sostenere l’altro, e a facilitare in qualche modo la relazione in famiglia. Tutto questo può portare anche a separazioni, ad abbandoni, ad allontanamenti, a chiusure o dall’altra parte a combattere insieme la stessa battaglia con le risorse a disposizione.

Centro Clinico Spazio IRIS supporto psicologico per sieropositivi

L’evoluzione psicologica del paziente con infezione da HIV dovrebbe terminare con una fase di accettazione e adattamento. Può essere spontanea ma è certamente facilitata da variabili quali quelle individuali e ambientali, le caratteristiche di personalità del paziente, la presenza di un adeguato supporto sociale e in particolare la presenza di persone affettivamente significative. Centro Clinico Spazio IRIS offre questo tipo di supporto. Per prenotare un colloquio e fissare un appuntamento puoi telefonare allo 02 94382821.

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