Le nostre decisioni sbagliate
Oggi rispolveriamo un po’ di matematica. Perché? Perché vi parlerò di decisioni.
Mi direte, cosa c’entra la matematica con le decisioni? (Ma soprattutto, chi me lo fa fare di leggere un articolo che parla di matematica?) Un po’ di pazienza e vedrete come questa scienza potrebbe aiutarci a risolvere molti piccoli impasse che ci attanagliano ogni giorno. Sì, perché proprio quelle scelte che ci impegnato tutti i giorni, e che spesso facciamo senza pensarci oppure che prendiamo faticosamente dopo molte notti insonni, sono parte integrante della nostra vita, sia essa privata, lavorativa o sociale. Il problema è: come facciamo a sapere quale decisione è giusta per noi? Magari fosse possibile prevederlo e molti direbbero che solo nel futuro si potrà valutare la bontà di un’azione compiuta nel passato. Il cosiddetto “chi vivrà, vedrà”. Certo che questo non ci aiuta molto e non è neanche di tanto conforto. Come sarebbe bello se qualcuno ci desse una formula magica per stabile, con precisione e oggettività, la bontà delle nostre decisioni!
E se vi dicessi che questa formula magica esiste già, e che esiste anche da un bel po’ di tempo? Anche se non è proprio magica, ma più che altro matematica. Fu un certo signor Bernoulli a farci questo inaspettato regalo, nel lontano 1738 e, pensate, la formula è anche semplicissima: una banale moltiplicazione
“Il valore che possiamo aspettarci da ogni nostra azione, cioè, il buono che possiamo aspettarci di ottenere è il prodotto di due fattori:
la probabilità di un guadagno x il valore che ha questo guadagno per noi.”
E’ fatta, siamo a posto, da oggi in poi basterà applicare questa formula per sapere esattamente come comportarci, cosa fare e come affrontare le scelte di tutti i giorni. Ma prima di ringraziarmi, sappiate che c’è un motivo per il quale nessuno ha mai sentito parale di questo tizio e della sua magica formula matematica, e il motivo è questo: metterla in pratica nella vita reale è maledettamente difficile!
Questo perché noi non ragioniamo facendo calcoli e usando la matematica, nonostante la nostra professoressa delle superiori abbia passato mesi a spiegarci il calcolo delle probabilità. Noi nella vita di tutti i giorni la ignoriamo bellamente e ci affidiamo a qualche cosa che ci è più congeniale, che è più immediato, ma che spesso ci induce a fare degli errori di valutazione abissali, ovvero, ci affidiamo al confronto diretto e alla nostra memoria.
Noi confrontiamo tutto e in base al confronto decidiamo se fare una scelta o meno. Confrontiamo con il passato ma anche con il presente, con quello che è successo ad amici e con quello che è successo a completi estranei intervistati alla televisione.
Per esempio, giocare alla lotteria è, nel linguaggio probabilistico, una inutile perdita di tempo e soldi, tanto da essere da alcuni definita “una tassa sulla stupidità”. Eppure molti giocano, tanti sperano, praticamente tutti perdono. Ma perché ci accaniamo a comprare quel pezzettino di carta che promette promette ma non mantiene mai? Perché, al netto di patologie, abbiamo stampato a fuoco nella memoria le immagini televisive e i cartelli dalle tabaccherie relativi alle vincite, ma non abbiamo gli stessi ricordi per le perdite. Se al telegiornale intervistassero tutti quelli che giocano, avremmo un servizio lungo ore, se non giorni, con persone che hanno perso a fronte di 30 secondi delle interviste di coloro che hanno vinto. A quel punto non si giocherebbe più alla lotteria, la nostra memoria e il nostro buon senso ce lo vieterebbe.
Questo per quanto riguarda la stima della probabilità, ma se vi dicessi che questa è una passeggiata rispetto a stimare il valore di un successo o di un evento, mi credereste?
Ad esempio, li spendereste 50 euro per un Big Mac? La risposta è un deciso no, perché mai in passato avete pagato tanto per un panino di un fast food (confronto con la memoria passata) e quindi non ritenete che tale ‘prelibatezza’ possa valere 50 euro. Ma se vi dicessi che siete su volo di 16 ore e che non verrà servito del cibo e dopo molte ore di volo e di fame sentite davanti a voi un previdente passeggero scartare il proprio panino portato da casa, sareste disposti a pagarlo 50 euro pur di darvi il suo panino? La risposta in genere è un famelico ‘sì’. La stima del volare di quell’intruglio di grassi di dubbia provenienza, cambierebbe drasticamente.
Non solo, anche il confronto con il presente è, spesso, deleterio: immaginiamo di essere davanti allo scaffale dei vini di un negozio e di dover scegliere se portare alla cena con gli amici uno dei vini che ci viene presentato nell’ordine da 10, 15 o 33 euro. Spesso la scelta ricadrà sul prezzo medio, quindi si comprerà la bottiglia da 15 euro, ma se il commerciante fosse furbo, avrebbe disposto vicino a questi vini una bottiglia da 50 euro, che difficilmente verrà comprata, ma che servirà soltanto a rendere quella da 33 euro, che prima non eravamo disposti a comprare perché troppo costosa, un buon compromesso.
Ecco quindi che la nostra memoria, o meglio, il nostro modo di ragionare in base al confronto con quello che abbiamo visto o conosciuto in passato o che vediamo nel presente, spesso ci induce a fare errori di stima e valutazione.
Ma perché succede tutto questo? La risposta è che i nostri cervelli si sono evoluti per affrontare un mondo diverso da quello in cui viviamo oggi: un mondo dove le persone vivevano in piccoli gruppi, dove la vita era breve e le necessità fondamentali erano principalmente due: mangiare e accoppiarsi il prima possibile. Praticamente il nostro mondo si è evoluto troppo velocemente rispetto al nostro cervello. La formula che Bernoulli così gentilmente ci ha regalato ci dice, invece, come affrontare le decisioni nel mondo attuale, un mondo per il quale non siamo ancora pronti ed è per questo che siamo incapaci di metterla in pratica. In questo articolo ho fatto esempi di vita comune, niente di trascendentale, ma pensiamoci: siamo l’unica specie che ha il proprio destino nelle proprie mani. Non abbiamo predatori, siamo padroni del nostro spazio e del nostro ambiente. L’unica cosa che ci può distruggere sono, quindi, le nostre stesse decisioni, prese sovrastimando il piacere presente e sottostimando le necessità future. E’ questo modo di pensare e di ragionare che si sta rivelando controproducente. Ma anche solo dai pochi esempi fatti prima, si capisce come sia terribilmente importante per noi, imparare a cambiare il nostro modo di ragionare, imparare ad affrontare il mondo per come si è evoluto e per come si evolverà a breve.
E’ importante che diventiamo bravi, ed è importante che lo facciamo in fretta.
Psicologa